Rivisondoli: ritiro GRANATA

E si riparte!!Tutti in ritiro con la Salernitana 2023/24 targataancora Paulo Sousa per la preparazione precampionato alla prossima terza Serie A consecutiva.

E si ritorna dopo 5 anni nell’Alto Sangro, a Rivisondoli, nella perla del territorio abruzzese, e riprende anche la nostra ormai ultradecennale rubrica “gastronomica”, sempre al fianco della nostra squadra del cuore.

Il “folle” avvocato e giornalista Andrea Criscuolo, Vi consiglia di gustare le bonta’ enogastronomiche del territorio, in modo particolare i piatti della tradizione locale.

Antipasto di salumi e formaggi 

Fettuccine fatte in casa al tartufo 

Pasta alla chitarra

Carne e salsicce alla brace

Arrosticini

Stinco di maiale

Dolci  (Bocconotti crema o cioccolato)

Vino del territorio (Montepulciano)

RIVISONDOLI ED IL SUO TERRITORIO

Rivisondoli è un comune italiano di 676 abitanti della provincia dell’Aquila, in Abruzzo, noto centro turistico per la pratica degli sport invernali e le escursioni naturalistiche, compreso all’interno della comunità montana Alto Sangro e altopiano delle Cinquemiglia e del parco nazionale della Maiella.

Rivisondoli si trova nella bassa provincia dell’Aquila, ai margini dell’altopiano del Prato e ai piedi del versante occidentale del monte Calvario, posto a circa 1300 m s.l.m.. A ovest del paese si trova il monte Pratello, al confine con i monti Marsicani, e a nord-est il territorio comunale raggiunge le pendici meridionali della Maiella, mentre a est confina con la zona degli altipiani maggiori d’Abruzzo.

La presenza dell’uomo durante la preistoria è dimostrata da strumenti litici ritrovati nel territorio comunale e da tratti di mura poligonali (oggi non più visibili) che furono rinvenute in località Serra Castellaccio. Non sono stati ritrovati reperti che possano attestare la presenza di un abitato in età romana. La prima citazione storica di esso risale solo al 724 ed è rappresentata da un cenno contenuto nel Diploma di Grimoaldo II duca di Benevento, che fa riferimento a un Rigu Sundulum.

Tra la fine dell’XI secolo e l’inizio del XII, il paese andò acquistando la tipica fisionomia di borgo arrampicato, praticamente avvinghiato alla roccia, centrale rispetto alle aree coltivabili e alle zone adibite a pascolo che tornavano ad essere decisive per l’economia ed il progresso sociale del luogo, il quale, finita l’epoca delle invasioni, cominciava di nuovo a fiorire grazie alla ripresa della transumanza.

Il nucleo del borgo arroccato che sempre di più si sviluppò dal ‘300 in poi è ancora oggi evidente e presenta una struttura urbana raccolta, con edifici che s’affacciano su un sistema viario reticolare originario, fatto di stradine a scalinate che assecondano perfettamente il ritmo del pendio, e provvisto di un particolare tipo di cinta muraria (case a schiera).

Nacque in quel periodo la primitiva ed ormai scomparsa chiesa parrocchiale di Santa Maria a Fonte o dell’Ospedale. Essa si ergeva di fianco all'”albero della fonte”, un olmo altresì non più esistente, che si riteneva prova dell’origine longobarda del comune, e alla piccola ma monumentale fontana che rappresenta l’unica superstite vestigia dell’antica parrocchia.

La storia del paese continuò più o meno tranquilla durante i secoli fino agli albori del ‘700, in cui si consolidò anche l’universitas, di tipo feudale (baronia), che appartenne ai Cantelmo di Popoli fino all’estinzione di questa grande famiglia. Il feudo venne poi alienato dagli eredi in via femminile di Giuseppe, l’ultimo dei Cantelmo, passando per lungo tempo da un “padrone” all’altro: prima ad Antonio Marchesano, poi a Pompeo Scala e da questi a Tarquinio Rosato che lo alienò al marchese Fabrizio Mellucci originario di Capua; quest’ultimo, dopo averlo acquistato nel 1623 per 18 000 ducati, fu costretto a venderlo ai Sardi di Sulmona, che governarono Rivisondoli fino all’epoca napoleonica.

La tranquilla vita del piccolo centro venne però turbata dal terremoto del 1703 e dal successivo sisma del 1706, che determinarono il crollo della gran parte delle costruzioni; nonostante ciò la popolazione non si perse d’animo e ricostruì il paese dalle fondamenta, dimostrando una determinazione che si manifestò anche dopo il rovinoso incendio del 1792 ed il catastrofico terremoto del 1915.

Un altro stravolgimento di non lievi proporzioni fu l’abolizione del regime feudale, che contribuì a liberare ulteriormente le forze produttive e l’intraprendenza della popolazione e a far virare l’economia della pastorizia transumante a quella della pastorizia stanziale, che favorì la nascita di un ceto di contadini e pastori agiati.

Tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 cominciò un’altra fase ancora, con l’inserimento sulla ferrovia Sulmona-Isernia e l’arrivo di re Vittorio Emanuele e della sua famiglia, che nel 1913 furono ospitati nell’elegante edificio ottocentesco dell'”albergo degli Appennini”, attualmente conosciuto come “residenza reale”. La venuta dei reali contribuì a fare diventare Rivisondoli una delle più note stazioni sciistiche e favorì l’arrivo di sempre maggiori quote di turisti ed appassionati della montagna.

Il “folle granata” avvocato e giornalista  Andrea Criscuolo

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