Allo scoperta gastronomica e culturale di ..Cremona
Cremonese-Salernitana: non solo il granata in campo
BY: ANDREA CRISCUOLO ON: NOVEMBRE 7, 2019 IN:NEWS TAGGED: SPECIALITÀ GASTRONOMICHE
Cremonese-Salernitana: non solo il granata in campo
Trasferta lombarda per la Salernitana di mister Ventura, domenica 10 Novembre ore 15.00, contro una Cremonese in crisi di risultati
I granata sono di scena al Giovanni Zini ( via Persico, 19 -20.000 spettatori)per una sfida dal sapore di play off.
L’avvocato gastronomico Andrea Criscuolo, prima di andare a tifare per la nostra squadra, Vi consiglia di gustare le bonta’ enogastronomiche del territorio cremonese
Antipasto della casa (salumi e peperoni in agrodolce, spalla cotta gorgo e spinaci, ‘quasi culatello’ con grana, culatello cotto di Cr, sformato di verdura e formaggi )
Tortello ricotta e torrone
Gnocchi cacio e cipolle
Pollo disossato ripieno
Baccalà pomodoro olive e capperi
Cotechino cremonese
Nodino e fesa di vitello.
Semifreddo al torrone
Ottimi vini del territorio
PRODOTTI TIPICI DELLA ZONA
La cucina cremonese è ricca di prelibatezze gastronomiche che solo a citarle ti faranno venire l’acquolina in bocca: tipici di Cremona e del territorio cremonese sono infatti i marubini ai tre brodi, pasta ripiena di carne, servita con i tradizionali brodi di carni diverse, il gran bollito cremonese, il salame Cremona IGP, prodotto con sole parti nobili di suino, il famosissimo torrone, la mostardaper i più coraggiosi, i graffioni e i bumbunèen per i golosi. Tra i formaggi, oltre ai tipici della provincia Provolone Valpadana DOP e Grana Padano DOP, il Taleggio DOP e il Quartirolo Lombardo DOP. Non resta altro che provarle tutte!
Clima e territorio
La temperatura sara’ di 18 gradi in una giornata nuvolosa
Cremona Cremùna in dialetto cremonese) è un comune italiano di 72 680 abitanti , capoluogo della provincia omonima in Lombardia.
Nota per l’artigianato tradizionale del violino, la città si trova al centro della Pianura Padana, poco distante dalle rive del fiume Po.
Cremona è situata nel sud della Lombardia, a contatto col fiume Po. Dista circa 30 km da Piacenzain Emilia-Romagna, 65 km da Mantova, 50 km da Lodi, 50 km da Brescia, 56 km da Parma in Emilia-Romagna, 75 km da Bergamo e 85 km da Milano. L’area del territorio comunale è di 70,4 km², l’altitudine media di 45 m s.l.m.
Fu fortificata dai Romani nel 218 a.C. da 6.000 colonicome castrum avanzato in riva al Po, quando i Romani vennero a conoscenza dell’avanzata di Annibale dalla Spagna verso l’Italia .
Dal suo porto fluviale, che si trovava lungo il fiume Po (lat. Padus), iniziavano la via Regina, una strada romana che collegava Cremona con Clavenna(Chiavenna) passando da Mediolanum (Milano), strada romana consolare che metteva in comunicazione il porto fluviale di Cremona con il Lago di Garda (lat. Gardae lacus, anche chiamato Benacus lacus), che costeggiava ad occidente, proseguendo poi fino ad Arco (lat. Arci Castrum), nel moderno Trentino (lat. Tridentinum), e la via Brixiana, strada romana consolare che metteva in comunicazione il porto fluviale di Cremona (lat. Cremona) con Brescia (lat. Brixia), da cui passavano diverse strade romane che si diramavano verso l’intera Gallia Cisalpina (lat. Gallia Cisalpina).
La leggenda più conosciuta vuole che la città sia stata fondata da Ercole. In realtà fu fondata durante il periodo repubblicano e divenne subito un vitale centro dell’area padana, con un anfiteatro per giochi ludici, un foro e monumentali bagni termali. Nel 69d.C. fu assediata e distrutta dalle truppe di Vespasiano e poi riedificata con l’aiuto dello stesso. Per un lungo periodo la città scompare dalle cronache della storia, citata solo in pochi documenti o nominata per la provenienza di qualche personaggio storico.
Era sede di porto fluviale e attraversata dalla via Postumia che collegava Aquileia a Genovaattraversando il Po nei pressi dell’antico insediamento. La via nel periodo tardo romano perde progressivamente importanza ma la città mantiene il porto fluviale, attestato sino al periodo tardo antico.
Nel 603 Cremona, baluardo bizantino, fu conquistata dai longobardi che ne smembrarono il territorio forse già in parte conquistato in precedenza. In quest’epoca a Cremona signoreggiarono alcune famiglie longobarde fra cui i Colleoni, i Crotti, i Suardi. La città retta dal vescovo non divenne sede di ducato e anche dopo la conquista carolingia il vescovo conte mantiene ed amplia il suo controllo sulla città e sul contado.
Tra il novecento e il mille la città accresce il suo potere, grazie ad importanti concessioni ai vescovi rettori della città. Tra gli altri si distinguono Liutprando, che fu chiamato alla corte imperiale in Sassonia, pur rimanendo vescovo, e Olderico, che riuscì ad ottenere dall’imperatore Ottone IIIimportanti privilegi per la città.
Con l’imperatore Enrico IV la città si rifiutò di pagare gli oppressivi balzelli che l’impero richiedeva e che il vescovo conte imponeva ai cittadini. Nacque così la narrazione del leggendario scontro tra il principe Enrico e Giovanni Baldesio (Zanén de la Bàla) gonfaloniere maggiore della città. Tradizione vuole che Zanén riuscì a disarcionare il principe, risparmiando alla città il pagamento della palla d’oro (la “bàla”) di circa tre chili che tutti gli anni la città doveva all’imperatore e che per quell’anno fu donata a Berta, la fidanzata del cavaliere, come dote per il suo matrimonio. A questa leggenda si aggiunge una notizia storica di pochi anni dopo. Lo stemma cittadino ricorda questo episodio, col braccio di Baldesio che sorregge la palla d’oro del tributo, con il motto riportante la frase “la mia forza sta nel braccio” in lingua tardo-latina (fortitudo mea in brachio).
Nel 1093 si formò un’alleanza militare anti imperiale capeggiata da Matilde di Canossa, che aveva numerosi possedimenti a cavallo del Po, cui partecipavano Lodi, Milano, Cremona, Piacenza. Il conflitto si risolse con il giuramento di obbedienza dell’imperatore Enrico IV a papa Urbano II e con la donazione nel 1098 dell’Insula Fulcheria (l’area di Crema) alla città di Cremona che con questo atto si costituì in libero comune, diventando una delle più ricche, potenti e popolose città dell’Italia Settentrionale.
A partire dal 1093 il comune lottò con i comuni vicini per ampliare e difendere il proprio territorio. Le guerre furono numerose e spesso vittoriose come nel 1107 per il possesso di Tortona o nel 1111 che segnò la sconfitta nei pressi di Bressanoro. In questo periodo la città ebbe forti divisioni interne fra la parte di città legata ai ghibellini, città vecchia, e quella legata a guelfi, città nuova. Il conflitto giunse al punto di creare due palazzi comunali con l’edificazione del Palazzo Cittanova, ancora esistente.
Con la discesa del Barbarossa la città si alleò all’imperatore che appoggiò Cremona contro la rivolta di Crema, aiutata dai milanesi nelle loro rivendicazioni d’indipendenza. La vittoria e la fedeltà all’impero permise al comune di battere moneta e quindi di creare una zecca (autorizzata da una bolla imperiale).
Nel 1160 Cremona riconquistò Crema e, dando appoggio all’imperatore, diede l’assalto a Milanodistruggendola (1162). Alla città fu affidata l’area di Porta Romana in Milano.
È solo nel 1167 che la città si schierò con gli altri comuni italiani contro l’impero, entrando a far parte della Lega Lombarda, che il 29 maggio 1176sconfisse le truppe imperiali a Legnano. L’unione durò poco e le città tornarono a scontrarsi nel 1213a Castelleone dove i cremonesi sconfissero una lega milanese composta dai comuni di Lodi, Piacenza, Crema, Novara, Como e l’appoggio dei bresciani. Nel 1232 iniziò il legame tra Cremona e l’imperatore Federico II chiamato in causa in una disputa di potere interno alla città. La nuova alleanza con l’impero portò alla vittoria nella battaglia di Cortenuova contro la Lega Lombarda. Federico II portò spesso la sua corte nella città e l’unico episodio spiacevole fu la sconfitta ad opera dei parmigiani a Vittoria, città creatura di Federico II, che portò alla cattura di più di duemila cremonesi.
Il 1º novembre 1266 Oberto II Pallavicino venne cacciato dalla città e con lui cadde il governo ghibellino. Al suo posto prese il potere un altro ghibellino, Buoso da Dovara, che lo cedette al Consorzio di Pace e Fede, che lo gestì sino al 31 dicembre 1270. L’anno seguente fu istituita la figura del Capitano del Popolo che assunse, per parte guelfa, i poteri comunali. Nel 1276 Cremona passò alla signoria del marchese Cavalcabò, che ne diresse le sorti sino al 1305. Il figlio Guglielmo Cavalcabò ne ereditò i poteri sino al 1310.
In questo periodo furono eseguite numerose opere edilizie: la cella campanaria del Torrazzo e la sua ghirlanda ottagonale con cuspide conica, la chiesa romanica di S. Francesco, i transetti della cattedralee la Loggia dei Militi. Sempre allo stesso periodo datano numerose sistemazioni agrarie tra le quali la realizzazione di canali irrigui nel territorio a vocazione agricola; un esempio per tutti fu la costruzione del Dugale Delmona, databile agli inizi del XIV secolo.
A partire dal 1311 la signoria dei Cavalcabò si alternò con signori esterni alle famiglie cremonesi di partito guelfo. Tra questi vi furono Arrigo VII di Lussemburgo ghibellino, nel 1311, Giberto III da Correggio, nel 1312, e Roberto di Puglia nel 1313. Con la fine della signoria di Giacomo Cavalcabò il 29 novembre 1322 entrò in scena un’altra famiglia lombarda: i Visconti, con Galeazzo I, che influenzeranno la storia della città per centocinquanta anni.
La città fu retta dai Visconti in alternanza con importanti figure politiche del panorama europeo del tempo, come Ludovico il Bavaro, imperatore nel 1327, e Giovanni di Lussemburgo, re di Boemia nel 1331, sino al 1403. In quell’anno vi fu la riconquista della signoria da parte della famiglia Cavalcabò, che non durò a lungo. Il 25 luglio del 1406 Cabrino Fondulo, capitano delle truppe di Ugolino Cavalcabò, uccise con un inganno i maschi della famiglia Cavalcabò, assumendo la signoria della città. Impossibilitato a gestire il potere si ritirò a Castelleone in cambio di 40.000 fiorini d’oro pagati dalla famiglia Visconti.
Nel 1406 la signoria passò a Filippo Maria Visconti, che la rese ereditaria. Cremona con questo atto entrò nel Ducato di Milano e ne seguì le sorti sino all’unità d’Italia.
Sotto i Visconti prima e gli Sforza poi Cremona ebbe un intenso sviluppo culturale e religioso. Nel 1411Palazzo Cittanova divenne sede dell’Università dei Mercanti di fustagno. Nel 1441 la città fu scelta per celebrare le nozze tra Francesco I Sforza e Bianca Maria Visconti, il 25 ottobre, nel tempietto eretto dai Benedettini, oggi sostituito dalla chiesa di S. Sigismondo costruita in un periodo di poco successivo. Si racconta che nel banchetto nuziale di Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti sia stato servito per la prima volta il torrone, che è ora uno dei prodotti più noti di Cremona; ma non si tratta di verità storica, e neppure di tradizione antica, in quanto è invece una felice trovata pubblicitaria dell’industria dolciaria cremonese del primo Novecento . Anche Ludovico il Moro finanziò importanti opere cittadine per la cattedrale, come il sopralzo del frontone e la realizzazione del porticato denominato la Bertazzola, il battistero, rivestito parzialmente in marmo, il rifacimento della facciata della chiesa di S. Agata e del Palazzo Comunale.
La conquista della città ad opera degli spagnoli avvenne nel 1524 con la presa del Castello di Santa Croce. La sconfitta finale francese e l’espulsione delle truppe dal Ducato di Milano viene sancita nel gennaio 1526 dal Trattato di Madrid. Contro gli Asburgo la Repubblica di Venezia, nella Lega di Cognac, mosse allora le proprie truppe, capitanate da Michael Gaismair, alla riconquista di Cremona, il 26 settembre 1526. Ma la sconfitta di Giovanni dalle Bande Nere a Governolo aprì la strada che portò i lanzichenecchi a saccheggiare Roma.
Cremona, pur assopita e rassegnata alle scorribande e ai cambiamenti delle truppe vincitrici non perde l’interesse per l’abbellimento artistico della città. Un esempio ne è la costruzione della loggia realizzata, in stile bramantesco, sul porticato posto in facciata al Duomo (Bertazzola) ad opera di Lorenzo Trotti.
Nel 1546 il ducato passa a Filippo II, re di Spagna e futuro erede del titolo imperiale; inizia per Cremona e la Lombardia in generale un lungo periodo di dominazione che tenderà a sottrarre risorse senza reinvestire nelle opere infrastrutturali e produttive del territorio. Le opere artistiche continueranno ad essere commissionate per gli edifici religiosi e per i palazzi della nuova aristocrazia spagnola e della vecchia aristocrazia cremonese. Nel 1550 Lorenzo Trotti termina la loggia sul lato destro della Cattedrale, nel 1614 è ricostruita la chiesa dei Santi Siro e Sepolcro su disegno di Antonio Gialdini.
Cremona seguì le vicende della Lombardia nei secoli XVIII e XIX e quelle dell’Unità d’Italia.
Tra le due guerre mondiali, il fascismo cremonese “è indissolubilmente legato al nome di Roberto Farinacci, che ne fu capo indiscusso. E poiché Farinacci rappresenta anche il punto di riferimento nazionale dell’ala rivoluzionaria, intransigente e squadrista del fascismo, che per tutto il ventennio si intreccia con la vicenda politica di Mussolini e del Pnf, fatta di scontri ripetuti e spesso violenti con altri gerarchi e con il capo del governo, la storia di Cremona dal 1922 al 1943 non può non risentire di questa peculiare “esposizione” alle dinamiche nazionali”.
Cremona è una delle più interessanti città lombarde e come molte realtà è anch’essa nota con un soprannome che definisce quelle che sono le sue caratteristiche peculiari. Ebbene, quando si parla di Cremona la si definisce come la città delle 3 T. Il motivo sta nel fatto che i suoi simboli sono il Torrazzo, il Torrone e Ugo Tognazzi. Se l’ultimo è il famoso attore che tutti conosciamo e che nacque proprio qui, ed il torrone è il famoso dolce che vide la luce mezzo secolo fa sempre a Cremona, la prima T è legata al Torrazzo, che è considerato giustamente il primo e più importante simbolo della città, che grazie alla sua presenza può andare fiera del fatto di avere uno dei campanili più alti a livello mondiale.
Detto di quelli che sono i simboli di Cremona, il viaggio alla sua scoperta potrebbe però iniziare dalla Piazza del Comune.
Questa è da considerarsi una delle piazze più belle tra quelle presenti su tutto il territorio italiano.
Un aspetto che salta subito all’occhio è sicuramente il mix tra il rosso dei mattoni ed il bianco del Duomo e del Battistero. Ebbene, questa piazza ospita diversi luoghi di grandissimo interesse, tra cui il Torrazzo, a cui si è già accennato, oltre appunto al Battistero ed al Duomo.
Il Duomo è stato edificato in piena epoca medioevale ed il suo stile architettonico è quello romanico, anche se i vari restauri a cui è stato sottoposto nel corso dei secoli hanno portato all’inserimento, all’interno della sua struttura, di elementi legati al gotico e al barocco.
A questo punto è arrivato il momento di ammirare il simbolo più importante di Cremona, ovvero ilTorrazzo: per arrivare in cima bisogna salire qualcosa come 502 scalini, ma la fatica vale la vista di cui si può godere dal campanile del Duomo.
Come se non bastasse, con i suoi 112 metri, risulta essere ancora oggi, statistiche alla mano, la torre in muratura più alta a livello mondiale, il che senza dubbio contribuisce al suo fascino.
Un altro aspetto molto importante di Cremona è quello legato al suo rapporto con la musica. Forse non tutti sanno che questa città è considerata la patria dei violini e non a caso vi è un museo dedicato proprio a questo strumento e alle modalità attraverso cui veniva e viene oggi costruito.
Il luogo a cui si fa riferimento è il Museo del Violino, dove si può scoprire tutto sulla storia di questo strumento musicale. Inoltre questo museo ospita anche un auditorium, dove si ha la possibilità di ascoltare il suono celestiale prodotto da uno Stradivari del 1727. Infine, un altro polo museale che vale assolutamente la pena vedere è il Museo Civico “Ala Ponzone”.
Qui risulta possibile ammirare 2000 opere, tra cui si possono segnalare alcuni dipinti del Caravaggio, che sono però solo una parte della bellezza con cui si avrà modo di venire a contatto.
Satolli ma pienamente soddisfatti, siamo pronti a correre allo Stadio Zini per tifare Salernitana
L’avvocato Gastronomico Andrea Criscuolo
Responsabile Comunicazione Salerno Club 2010 e Conduttore programma “Tifosisimi
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